mercoledì 15 giugno 2011

Questo d'altronde, è

Cosa rimane di questa campagna elettorale? 
Bisogna necessariamente specificare che intanto resta una soddisfazione enorme, nel pensare, che nel nostro piccolo, abbiamo contribuito a sconfiggere in campo politico l'armata presuntuosa che era stata costituita appositamente per governare questa Città, non per amministrarla. D'altro canto, nulla da rimpiangere riguardo al primo turno: è vero, delle scelte sono state dettate da un caso (spesso, condizionato non in maniera del tutto celestiale, ma umana e personalistica) che si è rivelato incisivo nei risultati, ma abbiamo affermato quel principio di rinnovamento concreto e sincero, non di facciata o strumentalizzato.
Un cammino tortuoso ed arduo, che ha visto impegnati tutti gli uomini e le donne di Futuro e Libertà, ma che ha premiato a metà delle scelte coraggiose e non prive di consapevolezza politica. Il partito nazionale per intero ha dato man forte a noi "finiani lentinesi", tutti hanno scommesso, ma la nostra battaglia è stata più ideologica che matematica e cinica, ed i risultati lo hanno confermato.
Al secondo turno abbiamo nettamente preferito schierarci con il "centrosinistra" allargato al terzo polo e, senza rimpianto, sarei disposto a farlo altre cento volte, visto il consenso e l'approvazione dei cittadini a scommettere sul sindaco uscente e su gente che ha lavorato senza ricorrere a mezzucci degni di mestieranti della politica navigati. Tornando alla domanda iniziale, preferirei approfondire gli elementi culturali che caratterizzano il melting pot nostrano. Le critiche che sono state mosse nei confronti della scelta al primo turno di Fli, non hanno certamente eguagliato quelle rivolte ai cambi di schieramento di molti volti noti della politica lentinese, e neanche  quelle rivolte ad "accordi nocivi" nei confronti dell'amministrazione della cosa pubblica. Ma d'altronde, una caratteristica della minoranza ampia della popolazione è quella di denigrare chiunque stia optando per delle scelte che vanno contro la corrente, cosi in politica e cosi nella vita quotidiana. 
Non mi riuscivo a spiegare, in certi momenti, come mai si provasse tanto odio nei confronti di un cosi piccolo e nuovo partito, come mai si potesse arrivare a scrivere comunicati su comunicati riguardo ai dirigenti del Fli ed al "povero Risuglia", stuprato e strumentalizzato dal suo stesso nucleo politico, piuttosto che andare a denunciare atti, concreti o politici, contrari ad ogni tipo di codice, etico e giuridico. 
Ma d'altronde, ho sempre pensato che alcuni dei politologi nostrani, coloro che si definiscono navigati strateghi, avessero timore nel rivolgere lo stesso tipo di critiche, a coloro che nulla hanno da temere e credono ancora che la Città li stimi dal punto di vista umano, ignorando ,o meglio, facendo finta, di non rappresentare il vero cancro di questa comunità. Analisi e contro-analisi, poi, per ciò che concerne la scelta del secondo turno: dagli accordi precostituiti presi, a questo punto, solo per uccidere quel Risuglia tanto ingenuo (a seconda dell'utilizzo strategico dialettico) quanto furbo,  ai piatti di riso per cui vendersi (ipotesi disintegratasi con la scoperta che il Fli si schiera con Mangiameli facendo una scelta politica e non di opportunità). 
E allora, cari scienziati nostrani, cari signori della corte, cosa ne dite di fare un po' di autocritica? Cosa ne dite di prendervi un po' di riposo e di abbandonare quelle vostre postazioni da cui giudicate ogni scelta di noi, miseri e poveri esseri umani, destinati alla sofferenza? Pensiamo di risollevare le sorti della nostra tanto cara ( a seconda della convenienza) Città, analizzando noi stessi, cercando di modificare il nostro innato pessimismo cosmico nei confronti delle iniziative altrui e trasformandolo in stimolo che possa davvero essere costruttivo e farci davvero esser migliori degli altri. 
Adesso, se permettete, vado, ma prima di lasciarvi, vorrei anche io (come da mesi fate voi) salutarvi citando due versi di un'opera da me tanto amata ed odiata ai tempi del liceo, che riguarda proprio coloro che mai ebbero il coraggio di schierarsi, ma trascorsero la vita nell'ombra di una neutralità tanto conveniente quanto anonima:
"Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna, non ragioniam di loro, ma guarda e passa".

Dario Risuglia

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