A Lentini non c'è niente, a Lentini non c'è nulla da fare, Lentini non offre nulla di buono ai propri giovani, i giovani non hanno futuro certo a Lentini, vale la pena andare via da Lentini... Vale veramente la pena andare via da Lentini? Quando si vive qui, Lentini si odia, ma quando vivi lontano da Lentini, ti rendi conto in fondo che le tue radici appartengono a questo luogo, che tuttavia a Lentini non stai proprio male, che la tua famiglia è li, che gli amici vivono li, e ti manca tutto. Una Città abituata ad essere trattata male, caratterizzata da un pessimismo leopardiano, un microcosmo già nato morto quando si denigrano le seppur poche e semplici iniziative che vengono proposte, come se fosse un problema solo degli altri far riprendere economicamente e culturalmente questo territorio o come se gli altri facessero inutilmente pubblicità a se stessi con appunto queste iniziative. Ma cosa realmente facciamo noi per il nostro territorio? Cosa possiamo fare per il nostro territorio? Sicuramente gli stimoli positivi non possono far altro che dare un contributo, sicuramente avere la certezza di vivere in un luogo in cui si è fatta la storia, non considerando la precedente proposizione come un banale luogo comune, può fare in modo di fare acquistare sicurezza in noi stessi e nei confronti del nostro contesto urbano. A Lentini e a Carlentini si è fatta la storia; strano ma vero , non avremmo nulla da invidiare a città rinomate in tutta Italia per il turismo di stampo culturale, di stampo gastronomico e di stampo ambientale. Siamo disposti a percorrere migliaia di chilometri per visitare mete affascinanti sotto tutti i punti di vista, ma siamo altrettanto disposti ad ignorare o ancor peggio ridicolizzare le immense ed inestimabili bellezze che i nostri contesti urbani ci offrono. E' possibile immaginare i lentinesi come un popolo che vive di turismo? Certo, in un futuro remoto magari sarà possibile. Ma tronchiamo sul nascere le nostre ambizioni riponendo totale fiducia nei confronti delle amministrazioni; è vero, un'amministrazione che dimostra totale noncuranza rispetto ai propri beni archeologici ad esempio non sta di certo facendo l'interesse della comunità, ma noi nel nostro piccolo, dobbiamo autoimporci la cultura di valorizzare e pubblicizzare i nostri seppur minimi beni visitabili, acquisire e far acquisire la consapevolezza di vivere in un luogo citato perfino nell'Odissea di Omero.
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lunedì 27 dicembre 2010
venerdì 24 dicembre 2010
Sentiti auguri.
Dobbiamo approfittare tutti quanti di questo anno nuovo per indirizzare i nostri buoni propositi maggiormente verso la nostra comunità, abbandonando il nostro egoismo e quella voglia irrefrenabile di critica nei confronti dell'altro. Tutti, cittadini ed amministrazioni, approfittiamo di questo anno nuovo per tendere la mano gli uni agli altri, per aiutare innanzitutto noi stessi e i nostri centri, per poter seppur in astratto dare una speranza in più alle nuove generazioni, definibili con sicurezza e malinconia generazioni migranti. Cerchiamo di vivere con più positività le nostre giornate, valorizzando il nostro territorio e cercando di rispettarlo in maniera migliore, in quanto è bene di tutti, ma soprattutto bene nostro.
Generazione Italia Lentini e Carlentini augura a tutti i cittadini buone feste ed un felice anno nuovo.
mercoledì 15 dicembre 2010
Scagli la prima pietra chi
Parlare di politica nazionale, in seguito alla riconferma del mandato del Presidente del Consiglio e del Governo, mi sembra alquanto doveroso, anche questo è un servizio per il cittadino.
Per i più distratti, è bene ricordare che ieri, è stata confermata la fiducia al Governo da parte del Parlamento, tra polemiche, traditori reali che si rivelano e confermano la loro ragion d'essere, risse alla Camera, scontri di piazza e mere strumentalizzazioni.
Già i giornali dedicheranno intere testate all'avvenimento in se stesso, il quale deve essere oggettivamente accettato, "Dura lex, sed lex".
Vorrei incentrare la discussione sul fattore manifestanti e strumentalizzazioni, in quanto invade necessariamenta la sfera sociale, soprattutto in questo periodo di insicurezza politica ed economica. Possiamo con fermezza condannare tutti quei comportamenti che rientrano nella categoria della violenza, ma è bene specificare che il manifestante medio è colui che scende in piazza per mobilitare ed innescare tutti quei meccanismi che porteranno ad incentrare maggiormente l'attenzione sulla sua situazione di disagio; in pratica la manifestazione rientra in quella più ampia categoria che di diritto è lecita qualora non scada nelle rivolte ed è tutelata dalla definizione stessa di "Democrazia". Fondando un altro presupposto ed evitando di scadere in discorsi socio-filosofici fissiamo un altro punto fondamentale che ci aiuterà nel ragionamento: la generalizzazione è un fenomeno attualmente applicato a tutte le categorie di discussioni, ma è indispensabile ricordare che è essa stessa che conduce al giudizio errato, a qualunque argomento venga associata. Riguardo ai fatti di ieri che hanno paralizzato le città italiane quindi, è erroneo giudicare come colpevoli o violenti quegli studenti che decidono di scendere in piazza, poichè temono l'incertezza del proprio futuro, solo per quelle poche mele marce che applicano la violenza e producono un autolesionismo di massa facendo scadere l'importanza fondamentale che hanno le manifestazioni. E' inutile che Ministri come "Gasparri" cedano alla scadano nella generalizzazione definendo "Violenti e teppisti" tutti coloro che decidono di esprimere le loro preoccupazioni tramite i movimenti di massa. Condanniamo i comportamenti violenti che anche alla Camera hanno evidenziato una non professionalità dei parlamentari. Cari "Generalizzatori", teniamo conto che anche tra gli onorevoli ieri si è scaduti in comportamenti primitivi e retrogradi, non condannate i manifestanti, non denunciate il clima d'odio quando Belpietro subisce il presunto attentato, poichè i vandali ed i teppisti sono dappertutto. Stessa cosa vale in materia di lotta alle mafie: non diciamo che il Governo combatte davvero le associazioni a delinquere quando nel gruppo stesso della maggioranza ci sono deputati e senatori che ad oggi detengono il record di processi archiviati o sono stati condannati.
Dario Risuglia
domenica 12 dicembre 2010
Quella voglia
Indispensabile è affermare con vigore che la cittadinanza intera ha voglia di mettersi in gioco. Alla conferenza tenutasi oggi a Lentini presso l'hotel Sant'Alphio Palace, e che ha interessato relatori tra cui rappresentanti delle organizzazioni e comitati cittadini, politici locali e l'on. Fabio Granata, c'era nell'aria una voglia di cambiamento indescrivibile mediante delle semplici proposizioni letterali.
Il fermento che hanno riscontrato tutti è il risultato di un fenomeno positivo che sta rapidamente coinvolgendo tutti i cittadini, tutte le classi sociali e molti politici nostrani. Gli interventi dei relatori stessi hanno evidenziato un bisogno di rinnovarsi, che si tramuta necessariamente in dovere ponendolo in relazione alle nuove generazioni, cui questo Paese, a tutt'oggi ha pochissimo da offrire. Come ha sottolineato l'on. Granata durante il suo intervento, bisogna recuperare quelle risorse che alla Città di Lentini non mancano, in riferimento soprattutto alle ricchezze di cui questa città dalle nobilissimi origini dispone, alla competenza che deve essere una qualità immancabile in coloro che costituiranno la classe politica del territorio, tenendo conto soprattutto della presenza dei giovani e delle donne. Principi questi, che sono stati particolarmente approfonditi negli articoli di questo blog, che dal primo momento ha voluto offrire contenuti validi su cui poter riflettere e confrontarsi. Nulla di nuovo è stato detto oggi, ma il fermento e la partecipazione segnano a parer mio una seppur piccola ma pratica svolta socioculturale ed economica che si vuole raggiungere tutti insieme e che viene posta come un obiettivo comune.
Dario Risuglia
Dario Risuglia
mercoledì 8 dicembre 2010
Presenze indispensabili
Il gruppo Generazione Italia giovani sta prendendo forma sul territorio. Molte sono le ambizioni che fomentano la nostra voglia di fare. Devo lamentare però, che durante le nostre riunioni, marcate sempre da un fortissimo entusiasmo, che in un modo o nell'altro porterà a risvolti positivi nel nostro contesto urbano, esigua è stata la presenza femminile. Decido infatti di affrontare questo tema, in quanto reputo indispensabile in un gruppo che si pone delle prerogative, quali sono le nostre, la presenza di una seppur minima rappresentanza femminile. Sono le donne infatti che riescono a fornire dei punti di vista che la mente dell'uomo non può analizzare e ben considerare, in quanto manca in essa quella sensibilità intellettuale che è tipica del gentil sesso. Uno dei nostri capisaldi è rappresentato dall'integrazione sociale, di classe, di etnia e dei sessi che sia. E allora perchè non pensare di accostarsi ad un circolo i cui ideali possono benissimo essere condivisi da tutte le varie frange politiche e cercare attivamente di distruggere stereotipi fantasma che ancora resistono nelle menti più imbecilli? Perchè non mettersi in gioco e guardare al passato potendo con convinzione sostenere di aver contribuito attivamente alla battaglia di tutti come donna in primis e poi come essere umano? Il mio invito è esteso a tutte coloro che ancora hanno degli ideali forti che non vogliono sopprimere, a coloro che si rendono conto di come sia impossibile governare escludendo le donne, sia a livello nazionale sia locale. Cercate di essere voi stesse le portavoci di voi stesse, accantonando equivalenze del tipo "Successo = bellezza" o stereotipi come Parlamentari che dovrebbero vergognarsi di rappresentare in maniera cosi subdola una categoria sessuale che necessariamente deve affermarsi prendendo sempre più piede anche in politica.
Dario Risuglia
Dario Risuglia
domenica 5 dicembre 2010
Ex Pescheria luogo da rivalutare.
Che internet sia il mezzo di comunicazione primario, è cosa risaputa. E’ talmente primario che ha sostituito anche la comunicazione verbale. Questo non per mancata voglia di comunicare, o di informarsi anche perché una forma di relazione interpersonale se pur interattiva è sempre presente, (anzi forse ai giorni nostri è più che necessaria) ma sostanzialmente ciò avviene per la mancanza di un luogo partecipativo che possa coinvolgere tutti,soprattutto noi giovani. Nel nostro territorio contiamo soprattutto tantissimi bar, chioschi e camioncini di “paninari” luoghi d’aggregazione, indubbiamente utili, ma insufficienti per riportare un dialogo sulle tematiche che coinvolgono la nostra zona. Il compianto ex lavatoio rappresentava per i lentinesi un luogo importante per lo scambio d’idee, ma a distanza di anni l’amministrazione (o cosa ne rimane di essa) non ha saputo rimpiazzare il vuoto non solo fisico, ma morale che ci ha lasciato il famoso incendio del 2007. Che a Lentini non ci sia un posto d’aggregazione dove avere la possibilità di far valere le proprie idee? Noi di Generazione Italia un luogo lo avremmo pure individuato. L’ex pescheria. Edificio pubblico rimesso a nuovo da un paio di anni, ma mai (se non in un paio di occasioni) utilizzato. Perché? Perché non dare la possibilità ai giovani lentinesi di potersi riunire in un sito, nuovo e centrale, nevralgico per la cittadina? Già con l’esperienza (fallimentare) della consulta giovanile c’era stato un ostracismo ingiustificato, da parte di una “scheggia”dell’amministrazione per una eventuale concessione della sala consiliare (forse chicchessia si sentiva spodestato fisicamente del suo posto?) perché non permetterci un confronto in un unico spazio? Forse qualcuno ha paura delle parole dei giovani? Ha timore della nostra voglia di fare? C’è chi teme che in un luogo di confronto si possa gridare il degrado che coinvolge il nostro circondario? L’ex pescheria è un posto dove possono essere organizzate conferenze,mostre, un ubicazione dove si può riorganizzare una formazione culturale che al momento è assente (o silenziosa?) nel nostro territorio. Con questo pensiero, chiediamo all’amministrazione ed al Sig. Sindaco Mangiameli, la possibilità di avere magari a seguito di apposite richieste, la concessione gratuita di un luogo, che possa permettere a noi giovani di parlare, formarci ed essere protagonisti, perché gli amministratori ripetono sempre che noi rappresentiamo il futuro, ma peccato che ai fatti non ci viene mai data la possibilità di poterlo dimostrare.
Nicola Della Volpe
sabato 4 dicembre 2010
L'isola che non c'è
Date le origini del nostro contesto urbano, che tra mito e storia, lo storico Tucidide fa risalire al popolo dei greci, è doverosa una premessa all'argomento che abbiamo in progetto di affrontare.
Durante l'età classica in Grecia possiamo con fermezza individuare nella "Polis"( la cosiddetta città-stato) la centralità di un' istituzione che nasce per un'opera di aggregazione sociale compiuta dai cittadini, i quali, la pongono davanti alla loro stessa essenza di individui. Naturale conseguenza di questa ancora primitiva struttura semi-statale fu un'evoluzione straordinaria e lo sviluppo in connessione ad essa di valori sociali e politici mai evidenziati prima in nessun aggregato umano. In concomitanza alla straordinaria evoluzione della polis possiamo notare lo sviluppo di arte, filosofia e produzioni letterarie. Furono proprio città come Atene a dare alla luce personaggi che hanno contribuito alla spinta ed alla nascita dello stato moderno come lo intendiamo noi ai giorni nostri e alla concezione di civiltà che tanto andiamo sfoggiando.
Ma le città greche avevano in comune uno spazio fisico che ebbe la grande peculiarità di essere rappresentato nell'ideale del tempo come luogo di scambio di mercanzie, fabbrica in continuo fermento di idee, luogo in cui si realizzava in fin dei conti la massima espressione della democrazia senza ambiguità, l'"Agorà".
Come possiamo noi solo immaginare una comunità che viva senza un punto di riferimento cosi indispensabile quanto utile alla vita dei cittadini ed allo sviluppo stesso della collettività?
A Lentini eppure, è da quel maledettissimo 1 Luglio del 2007 (incendio dell'ex Lavatoio) che si sente la mancanza di un luogo di confronto in cui far fiorire le ultime virtù culturali dei cittadini, le quali devono rimanere recluse negli animi dei cittadini stessi, che nulla possono e si sentono impotenti difronte a tanta insensibilità. Come possiamo pensare di sottrarci e di risorgere dalle piaghe della nostra società se non abbiamo un luogo dove confrontarci gli uni con gli altri, se non abbiamo un luogo che riesca ad attirare i giovani solo con la forza della bellezza delle arti e della cultura, se non abbiamo un luogo dove poter comprendere meglio noi stessi e in cui poter stabilire un alloggio valido per la nostra sensibilità di uomini e di donne? Come pensiamo di risorgere dall'inerzia se non abbiamo neanche una struttura di aggregazione? E' ora che le amministrazioni ci diano una risposta valida, è ora di svegliarsi dall'assopimento mortale per anima e corpo e indagare le cause del perchè di tutto questo male alla nostra comunità. Non possiamo neanche definirci veri cittadini, in quanto sentiamo all'interno ed all'esterno che qualcosa manca perchè ci si possa sentire completi realmente già nella nostra situazione precaria a livello nazionale. Alla fine di questo articolo, vi lascio solo con le immagini di quel maledettessimo giorno, che da sole possano essere monito e motivo di riflessione.
Dario Risuglia
Dario Risuglia
Manifestazione a Lentini (la voglia di essere presenti)

Stamane si è tenuta la manifestazione degli studenti di Lentini contro l'approvazione del Ddl Gelmini. Il corteo di giovani e meno giovani si è concluso in piazza Umberto, dopo essere partito dal polivalente e tramite via Eschilo aver raggiunto ed attraversato la via Etnea. Qualunque siano le posizioni e le considerazioni personali nei confronti dell'approvazione della riforma, bisogna ammettere che i giovani di Lentini hanno dimostrato di voler e poter manifestare pubblicamente le proprie ragioni, di attivarsi qualora si abbia l'impressione di sentire calpestati i propri diritti. Tralasciando il punto di vista della necessità o meno di riformare il sistema universitario e tralasciando i rancori di partito, possiamo dire che anche i giovani lentinesi e carlentinesi quindi, che non hanno nulla da invidiare ai coetanei facenti parte degli altri contesti del nostro Paese, sono in grado di "Farsi sentire" e di manifestare condividendo le loro idee e rendendo partecipe dell'iniziativa l'intera cittadinanza; le nuove generazioni a Lentini e Carlentini ci sono e si fanno sentire. Segnale assolutamente positivo; è possibile che quella tanto pubblicizzata inerzia dei giovani nelle nostre cittadine stia lasciando il posto ad una presa di coscienza di quello che concerne il futuro, politico e sociale che sia? Oggi, la generazione dei videogiochi e dei social network a Lentini è scesa in campo.
Dario Risuglia
Dario Risuglia
venerdì 3 dicembre 2010
Ancora giochi per i consensi

Il 30 Ottobre 2010 al teatro Politeama di Palermo è andato in scena uno "Spettacolo" ai limiti della tragicomicità:
la presentazione del nuovo partito "Forza del Sud". Approfittando della lite Berlusconi-Fini c'è già chi ambisce alla possibilità di sedere alla "Destra del padre", o per meglio dire a farsi notare dall'attuale Presidente del Consiglio. Gianfranco Miccichè ha cosi preso spunto dalla Lega Nord per costituire questo nuovo partito e da un'idea maturata durante un Consiglio dei Ministri, nel corso del quale galeotta fu una disputa tra la Lega e Miccichè in persona, in cui Silvio Berlusconi favorì i leghisti, giustificando la scelta dicendo di assecondare un vero partito, non un singolo soggetto. Ecco, si potrebbe pensare, adesso anche il Sud d'Italia ha la propria Lega, potrà cosi ottenere quel riscatto socio-economico e culturale che aspetta da quel lontano 1861. Da meridionale mi dichiaro stanco delle false rivoluzioni e di quelle branche della politica nostrana che cercano di riunire le regioni del sud sotto un'unica bandiera provando a racimolare consensi che ormai i cittadini italiani non sono più disposti a mutare in merce di scambio fine a se stessa. Bisogna voltare pagina ed iniziare dal basso una rivoluzione culturale e sociale che miri ad affermare sul territorio una presa di coscienza di diritti e doveri che potrà riscattare agli occhi della Nazione le regioni dei terroni e delle mafie; sono finiti i tempi di Giuliano e Pisciotta, l'attuale contesto ci obbliga a combattere non per l'indipendenza ma per una fortificazione a livello territoriale che possa valorizzare realmente tutte le risorse di cui dispone il Meridione e che fanno invidia al resto d'Europa e per l'affermazione dei nostri diritti.
Dario Risuglia
giovedì 2 dicembre 2010
L'Italia S.p.a.
Chi sarebbe il miglior leader del centrosinistra in base ai sondaggi? Tra i “litiganti” Bersani, Vendola e Di Pietro, il responso di pochi mesi fa comunica che il “quarto che gode della stima degli elettori di quell'area” sia Luca Cordero di Montezemolo.
Prendendo spunto da questo risultato, o guardando all'attuale Parlamento italiano possiamo discutere riguardo ad una tematica che vede interessata in prima persona la nostra essenza di cittadini italiani:
Abbiamo ben capito la differenza che intercorre tra "Fare" il politico e "Fare" l'imprenditore?
Essere un buon politico, automaticamente significa essere un buon imprenditore?
Fare il politico è una missione sociale, non ha nulla a che vedere con l'abilità nel campo imprenditoriale; "Scendere in campo" politicamente vuol dire avere consapevolezza di sposare principi e valori fondamentali, in quanto il politico dovrebbe essere colui che, ricoprendo un ruolo sociale di primo piano, è obbligato dall'etica a dare il buon esempio; "Scendere in campo" politicamente vuol dire rappresentare e cercare di conciliare gli interessi dei cittadini. Appunto queste peculiarità dovrebbero contraddistinguere il buon politico, il piacere e la vocazione di rappresentare la comunità, elementi completamente contrastanti rispetto a quelli che caratterizzano l'attività imprenditoriale, la quale è basata naturalmente su dei principi individualistici, strettamente personali e strettamente connessi al soggetto.
Il buon politico è il rappresentante del popolo che fa della sua vita la lotta per una causa comune, che sia di destra o di sinistra.
Essere un buon imprenditore non vuol dire essere un buon politico. Il partito non è un'azienda, è cuore ed essenza da cui si propagano quelle idee positive che abbracceranno tutti i rami sociali, dal più basso al più alto e contribuiranno al miglioramento di tutti per tutti.
La politica è l'occuparsi in qualche modo di come viene gestito lo stato o sue substrutture territoriali. In tal senso "Fa politica" anche chi, subendone effetti negativi ad opera di coloro che ne sono istituzionalmente investiti, scende in piazza per protestare.(Wikipedia)
Un imprenditore è una persona o un ente che istituisce o gestisce un'attività economica d'impresa (non lo Stato). (Wikipedia).
Dario Risuglia
Dario Risuglia
mercoledì 1 dicembre 2010
Il punto, Ddl?
E’ stato giusto approvare un ddl in un momento come questo? Bhe secondo molti, no..ed anch’io mi inserisco in questa classe di pensiero. Che una riforma universitaria fosse necessaria più che cosa risaputa è cosa fisiologia, ma come tutte le riforme (in modo particolare in un settore nevralgico come quello universitario) dovrebbe essere approvata con un governo forte e di maggioranza forte. Questo non avviene in Italia. Dopo una riforma delle scuole primarie, viene approvata (alla Camera attendiamo il Senato) un'altra riforma discutibile. Magari il tentativo di ottemperare sui costi e sulla “liceizzazione” con la fusione degli atenei più piccoli è apprezzabile, come lo è il tentativo di cancellare la “baronizzazione” degli atenei con la “lista nazionale per i concorsi”. Direi meno il 3+3 che spinge ancora una volta sull’acceleratore del precariato, costringendo probabilmente ancora una volta i giovani ricercatori a conseguire esperienze estere (come sempre) o peggio rimanere disoccupati e il taglio dei costi. Un Paese civile deve mettere la Sanità e la pubblica istruzione come nuclei fondamentali per lo sviluppo. Nella seconda ipotesi non è sempre avvenuto. L’ultima riforma della P.I. che ha riscosso pareri positivi è quella Gentile..(1923) secondo alcuni storici veramente liberale.. direi un po’ datata. Diciamo che si può fare meglio,molto meglio. La responsabilità non è solo politica,ma anche culturale. Se siamo arrivati a questo punto probabilmente è responsabilità di un declino universitario frutto di un sistema malato. Ma si deve cambiare in meglio. Difficilmente si potrà attuare ancora c’è tempo e modo per cambiare.
Nicola Della Volpe
Nicola Della Volpe
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