Il 17 marzo la nostra desiderata Repubblica compie 150 anni. Si è detto di tutto e di più. Tra i leghisti dal membro duro (così almeno dicono loro..) si insinua e nemmeno poco, un lato menefreghismo,se non disgusto; (dimenticando excursus e i motivi che hanno portato all’unione). Tra i membri del Pdl invece un grande entusiasmo per una festa che purtroppo non sembra neanche tale. Perché tutti, o almeno la stragrande maggioranza degli italiani, non capiscono cosa festeggiare. La questione che mi fa riflettere maggiormente è l’ostinazione nei dibattiti per l’organizzazione di una celebrazione che purtroppo vede lontani tanti. Diciamolo chiaramente non siamo patrioti. Se lo fossimo stati non permetteremo molte cose. Innanzitutto non acconsentiremmo ad un partito incostituzionale come la Lega. Ma c’è di più: viviamo nell’odio. L' unica cosa che unisce è l’avversione, tutti contro tutti. Ne la crisi economico-mondiale, ne le catastrofi, ne i fatti nel Nord Africa, (solo per citare gli ultimi avvenimenti) hanno cambiato qualcosa nei nostri spiriti. Tutto uguale. I giornali considerati sezioni di partito, i magistrati che perseguitano chicchessia, manifestazioni pro o contro, i toni sempre e comunque alti per qualsiasi tipo di dibattito. Però si vorrebbe fermare tutto per un giorno, il 17 Marzo 2011. Dovremmo fermare tutto per sempre. Non fraintendetemi. Inizi la politica a dare l’esempio. Berlusconi si deve dimettere? Lo si dice a gran voce ma senza usare i toni dipietristi..senza paragonarlo al rais di Libia. Si deve risolvere la questione libica con l’intervento anche degli organismi internazionali? Lo si fa, senza sostenere di chi sono le responsabilità, siamo uniti, diamo un segnale forte al mondo. Se non siamo patrioti è perché la politica divide, non possiamo pretendere di esserlo tutto in una volta. Iniziamo adesso. Questo è il momento giusto per ricominciare. Facciamo capire che siamo un unico popolo, un popolo fiero che cerca di risolvere i propri difetti ma insieme nelle diseguaglianze di pensiero; come fecero i padri costituenti, ma loro, ricordo, venivano da una tragedia, che era la guerra. Non aspettiamo la sciagura. Solo così rispetteremmo l’onore dei nostri antenati che tanto hanno sofferto per unire la nostra penisola.
Nicola Della Volpe
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