Come se fosse stata trasportata dal caldo vento sahariano, la rivoluzione sta attraversando i Paesi del nord Africa, e possiamo quasi con certezza affermare che nessuno Stato è rimasto immune al "virus" della libertà, che si sta diffondendo in modo repentino. Infatti, proprio stamane, nella Libia oppressa dal regime totalitario del noto Muammar Gheddafi, è stata proclamata la giornata della collera; si scende nelle strade a Bengasi, ma a Tripoli tuttavia si assiste a manifestazioni "pro colonnello".Ma quale può essere il comune denominatore di questa inversione di tendenza? Come mai tutto ad un tratto gli oppositori dei regimi fanno sentire la propria voce? A parer mio, ciò che ha permesso l'inizio della rivoluzione, ciò che ha risvegliato le coscienze oppresse e che tutt'ora sta fomentando il clima già "caldo", è quella possibilità di confronto e di estrema libertà che offre il web. Le principali manifestazioni sono state organizzate sui social network, e proprio grazie all'acquisizione della consapevolezza di poter comparare gli stili di vita mondiali e di poter affermare che le nazioni oppresse non hanno nulla da invidiare agli stati democratici, in termini di uguaglianza giusnaturalistica, in questi giorni si combatte quello che ormai viene definito "l'islamofascismo". I regimi e i nuovi imperatori che si sono ingrassati alle spalle dei cittadini comuni e che hanno seminato morte e timore, oggi possono affermare che i social network costituiscono la vera minaccia dell'oppressione dei popoli.
Dario Risuglia
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