mercoledì 16 marzo 2011

Uomini e uomini


Lasciamo da parte, per un momento, il dibattito sul nucleare, ci sono delle priorità assolute. Una fra queste è l'obbligatorietà di ricordare che ad oggi ci sono uomini che si ostinano con orgoglio ed estremo coraggio a combattere contro un demone che non si vede, un demone per questo motivo più insidioso, quello della contaminazione da radiazioni ed i suoi relativi e gravissimi danni.



 Sono questi i cinquanta tecnici della Tepco che si stanno immolando per domare la degenerazione della diffusione delle radiazioni provenienti dai reattori della centrale di Fukushima. Uomini comuni, come tanti, con una storia a se, che hanno scelto di morire per difendere i propri familiari e la propria gente, uomini che hanno scelto di mettere a disposizione la propria vita per il bene della collettività. Quasi inimmaginabile concepire una scelta di questo tipo, inammissibile solo per il fatto stesso che il nostro spirito di sopravvivenza, che condividiamo con tutti gli esseri viventi, non ci permetterebbe neanche di considerare una tale estrema opzione, ma che questi uomini hanno valutato ed accettato. Accantoniamo i dibattiti al riguardo che colmeranno programmi televisivi pomeridiani e serali; sacrifichiamo almeno un attimo delle nostre vite concitate e frenetiche, tipiche delle civiltà evolute, alla riflessione riguardo al sacrificio di questi cinquanta eroi, veri eroi dei giorni nostri. Consideriamo se questo è un uomo, che non conosce pace, che muore per un sì o per un no, mi viene da pensare.

Dario Risuglia

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